Giulio Sapelli è terribilmente antipatico, ma quello che dice è terribilmente interessante. E anche gratificante, se parliamo di dare gratificazione o almeno contrappeso emotivo alla nuova povertà da cui mi sento orgogliosamente baciata in fronte. Che è la povertà di chi ha ricevuto un’istruzione superiore, e in linea di massima include persone che sanno stabilire le proprie priorità e modulare le proprie necessità secondo bussole diverse da quelle dell’opulenza [ops, rileggo. Non parlo di me stessa, eh, se non incidentalmente, che sarebbe autocompiacimento da prendere a pattoni. Parlo di altra gente molto migliore di me]. E quella gente è un argine (per quanto fragile) al dilagare del brodo colturale in cui prospera la corruzione. Per carità, poi la povertà vera è ben altro. Ma insomma, pian piano ci avviciniamo.
Poi è vero che i comunisti, come dice mio cugi, sono tutti dei Besserwisser (i.e. Klugscheißer, che smartypant è un termine ancora troppo simpatico) da Togliatti e zia Carol in giù. Sapelli ha 67 anni: nell’arroganza è un residuato di un’era geologica precedente. Ma noi nuovi poveri sapientoni magari abbiamo imparato ad essere un po’ più umili, dopo tutte le mazzate.